Cinzia Donati
Cinzia è una splendida donna e professionista che nella vita si occupa di giornalismo e blogging. Ha fondato due progetti incredibili ai quali ho avuto il piacere di collaborare:
– “la stanza delle torture”, un luogo in cui Cinzia si occupa di “torturare” (intervistare) volti del panorama italiano che hanno una storia da raccontare,
– “no-fake, microcosmo di notizie vere”, testata giornalistica dedicata ad attualità e notizie raccontate attraverso la tecnica del giornalismo immersivo.
Inizialmente abbiamo lavorato insieme al restyling visivo del suo progetto “la stanza delle torture”, dove mi sono occupata di sistemare palette colori, tipografia e caratteri e lo stile comunicativo, realizzando, inoltre, dei template social coordinati per il suo profilo Instagram.
Fin da subito siamo entrate in connessione e questo ha portato Cinzia ad affidarmi anche la realizzazione della brand image del suo nuovissimo progetto “no-fake, microcosmo di notizie vere”.
Per la brand image del progetto “no-fake” Cinzia desiderava realizzare un prodotto che con chiarezza ed essenzialità fosse in grado di parlare a colleghi ed appassionati di giornalismo immersivo. L’elemento chiave del progetto era l’acqua con tutte le sue caratteristiche intrinseche: verità, trasparenza ed onestà che guarda caso erano proprio i valori portanti del progetto.
Creare armonia nell’identità visiva di due brand: blogging e giornalismo
La connessione tra “la stanza delle torture” e “no-fake”.
Nella prima fase di sviluppo dei concept creativi, ho pensato che sarebbe stato carino trovare una connessione tra i due progetti di Cinzia, una connessione semplice che molto probabilmente solo gli occhi più attenti avrebbero notato…
Così le ho proposto una palette monocromatica sui toni dell’azzurro che, nella sua sfumatura più scura, aveva lo stesso blu utilizzato nel restyling della stanza delle torture. Questa leggera connessione dava valore al ruolo di Cinzia, alla sua esperienza e professionalità.
Il blu è, infatti, un colore che viene utilizzato spesso quando è necessario trasmettere fiducia, professionalità ed affidabilità. É il colore usato dalle istituzioni proprio per questa ragione e in questo caso era la sfumatura perfetta per lei!
Se vuoi approfondire il significato psicologico dei colori, ti consiglio di leggere questo articolo.
Il logo della sua testata giornalistica: una piuma che si unisce all’acqua
Il simbolo chiave del progetto no-fake è un triangolo con la punta rivolta verso il basso che all’interno contiene delle onde. Il simbolo è stato realizzato nel modo più essenziale possibile, come richiesto all’interno del brief di lavoro.
Ma cosa significa? E che cosa vuole trasmettere?
Il simbolo contiene all’interno un duplice significato: il triangolo capovolto rappresenta nella simbologia antica l’acqua, ma allo stesso tempo può rappresentare la punta di una penna che scrive. Il triangolo è la forma della perfezione, capace di essere equilibrato in ogni suo punto; rappresenta, inoltre, la tradizione e l’etica.
Il simbolo contenuto all’interno del triangolo rappresenta la stilizzazione di una penna creata usando la forma delle onde. Il cerchio è una forma chiusa senza spigoli che simboleggia femminilità, sicurezza, dinamismo e libertà.
Questa è la mia spiegazione tecnica ma questo processo come l’ha vissuto la protagonista?
Bene, ho deciso di chiederlo direttamente a Cinzia!
D’altronde questo articolo fa parte di una categoria di blogpost che ho deciso di scrivere per raccontare al meglio ogni progetto che seguo ma anche per dar voce alle vere protagoniste, le mie meravigliose clienti.
Il percorso di realizzazione della brand identity: l’esperienza di Cinzia Donati
Prima di iniziare il percorso insieme quali erano le tue aspettative?
Zero assoluto! Da Tora (nata sotto il segno del Toro) nasco con quella cosa che si riassume nella frase “Eh ma come faccio le cose io, non le fa nessuno“. Pertanto qualsiasi iniziativa vada nel profondo di me stessa, non sono mai propensa ad affidarla a qualcuno… Posso dire che si partiva bene!
Qual è la cosa che ti ha colpita di più durante il percorso?
A un certo punto, dopo una serie di domande e un incontro in videocall – che io ho evidentemente sottovalutato, nel senso che mi dicevo “Sì ora stai a vedere che questa qua trova una soluzione che mi piace così, dopo qualche domanda e una call. Ma via! Non esiste proprio! Dovrò trovare un modo carino per dirle che non sono la persona giusta per affidare ad altri palette, forme, colori, loghi e quant’altro” – Jessica mi presenta una moodboard. Correggo: non UNA moodboard, ma LA MIA moodboard. Che comprendeva tutto! C’era tutto! Quello che avevo detto e quello che avrei voluto dire. Me stessa, il mio presente e il mio passato. Incredibile!
Alla fine del percorso come ti sei sentita?
Alleggerita! E finalmente “a posto“! Non so se rende bene questa frase, ma è come quando cerchi qualcosa e hai fatto l’abitudine a non trovarla… Alla fine arriva la soluzione e ti senti “a posto“.
Curiosa di vedere il risultato finale del progetto che io e Cinzia ti abbiamo appena raccontato? Lo trovi qui, nella sezione portfolio!
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Grazie Jessica! Super articolo! Confermo esperienza ottima!
Grazie sei un tesoro!